In Viaggio tra i Filari nella Valle del Belice

Le cantine sociali nella Valle del Belìce hanno avuto un ruolo fondamentale nella rinascita economica e culturale di un territorio che nel gennaio del 1968 fu sconvolto dal drammatico terremoto che distrusse e rase al suolo numerosi paesi del Belìce.

Per cercare di aiutare e sostenere l’economia rurale di quella popolazione, nacquero, con i classici “inghippi” all’italiana le prime Cantine Sociali; chiunque fosse in possesso di anche minima quantità di uva, poteva conferirla alle cantine sociali, in cambio di una commissione in denaro.

Ovviamente i compensi erano minimi ma comunque sufficienti al sostentamento personale e della propria famiglia. La Cantina Sociale provvedeva in seguito alla lavorazione di quelle uve e alla commercializzazione di quei mosti o vini imbottigliati. Nate in una situazione di emergenza, le cantine sociali non si distinsero subito per la qualità dei vini prodotti; fondamentalmente si limitavano ad ammassare uva per produrre mosti che più delle volte non venivano nemmeno imbottigliati ma venduti in altri mercati per “fortificare” vini scialbi prodotti in altri distretti. In assenza quasi totale di tecnologie adeguate e viste le condizioni pedoclimatiche di questi territori, i vini prodotti in questo lembo di terra ma anche in gran parte della Sicilia, risultavano ricchi di alcool con delle concentrazioni altissime di tannini.

Leggenda vuole che questi vini servissero per fare da “spalla” ad alcuni grandi Bourdeaux. Il ruolo primario di alcune Cantine Sociali proseguì per oltre un trentennio; nei primi anni del duemila si assistette al loro declino. L’avvento di nuove tecnologie in vigna ed in cantina e la nascita di nuove figure professionali esclusivamente rivolte all’enologia, fecero avere una nuova percezione del vino “sociale”.

Un consumo sempre più critico diede loro la spallata finale. Oggi le cantine sociali che sono sopravvissute a quella crisi, perché negli anni sono state governate per il puro interesse economico dei soci e non per quello personale, producono vini di ottima qualità perché negli anni sono riusciti a riconvertire la loro produzione. Tantissimi, quasi tutti, i produttori incontrati in questo viaggio sono stati, i loro nonni e i loro genitori, soci conferitori delle cantine sociali. Molti sono riusciti con tanti sacrifici a rendersi autonomi e a fondare la propria cantina con ottimi risultati.

Che vi piaccia o no, il successo di oggi del vino siciliano nel mondo, passa dalle cantine sociali.

 

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